giovedì 26 aprile 2012

EDUCAZIONE: IO OPTO PER UNO STATO LAICO

Educazione: Io opto per uno laico : no religione


(no militari, no politicizzazioni dall’alto)


Ma recupero dell’ora di educazione civica nelle scuole!




In questo post mi propongo di trattare un tema riguardante la scuola , in particolare l’educazione trasmessa alle giovani generazioni dall’istruzione , dalla scuola e soprattutto dalla famiglia , il problema che ci si trova di fronte e che ora mi trovo a trattare con gran interesse è il fatto che le due agenzie , in particolare la stessa famiglia, è fortemente influenzata, come una circolarità infinita dai valori morali ma non Etici, intendiamoci , bensì : morali , per lo più dettati dalla religione Cristiana e Cattolica , la quale professione si trova insita nella società per intero; i valori Religiosi Cristiani, dunque, valori che insistono sul senso della nazione e sull’importanza della fede come professione fondante della persona buona e dunque della costituzione di un sano e buon cristiano nella persona , nello studente, nel figlio di famiglia che professerà , una volta uscito dall’istituzione scolastica, maggiormente improntato su una buona educazione ai valori della nazione e della cultura Italiana in quanto coesa e forte ; questa forza, la si trae dal punto cardine del Vaticano, che in Italia ha un vasto potere , poiché lo si ritrova ubicato in Roma con sede di tutte le chiese e santa sede , nonchè luogo di culto per milioni di persone. Un potere centralizzato , dunque , che si estende per tutt’Italia, Europa e per il quale , tutte le stesse istituzioni, parrocchie, associazioni e caste comunitarie sono in stretto contatto ; Insomma una stessa Roma , oltre che capitale del nostro paese, anche una potenza accentratrice di elogi. Si può parlare oltre che educazione, anche di pedagogia e rapporto con la religione o della stessa questione che sorge , molto importante, una volta sollevato il problema relativo alla morale e all’etica. Siccome molto spesso , non solo scienza e religione ma anche psicologia e religione , sono altresì in constante scambio dialettico fra di loro , proponendo delle modalità di approccio riguardanti il discorso sulla scuola e di come , il ragazzo studente, ma non solo , anche la buona maturazione della persona , sia correlata ad una buona istruzione tecnica, psico, organizzativa e non ultima religiosa, faccia questa la giusta persona da formare e non altra: mi spiego meglio: molto spesso si tende a giudicare e a dire , come espressione tipica : “quello è un buon Cristiano” , proprio per dire e ribadire , quanto la cultura pragmatica , religiosa Cristiana e Evangelica, sia perpetuata nella nostra cultura. Vi sarebbero da trattare anche molti altri discorsi relativi all’etica e come , comunque , difficilmente la chiesa accetti condizioni che sarebbero giuste eticamente parlando , mentre l’imposizione forte della stessa e dunque la mancanza di uno Stato Laico si faccia sentire , appunto perché ancora molte situazioni non sono risolte nella maniera più equa, alcune sono all’ordine del giorno . Vi è altresì da dire che scienza e religione non possono per nulla risolvere i problemi meriti dell’uomo , bisognerebbe pertanto proporre una sorta di nuova modalità di insegnamento in cui faccia perno al posto della religione , ore di educazione civica


http://mondodomani.org/mneme/avg01.htm


inoltre si dovrebbe, a mio parere , cercare di optare per uno stato laico ed evitare e /o ridurre il più possibile istituzioni come : Chiesa e servizio militare; da un secolo, sin dalle prime leggi che riprendero più avanti nel post,: sto parlando della legge Casati e Coppino , della fine 800’ , in cui , in un epoca in cui : istruzione e servizio militare erano le due modalità in cui i ragazzi maschi (ora anche le donne) , potevano ambire , sia per esercitare il loro diritto di voto, che , il progetto in voga , era quello di formare il bravo cittadino italiano , una certa forma di nazionalismo patriottico.. ora un discorso che si potrebbe riprendere ai giorni nostri , che se le cose sono leggermente cambiate per fortuna e fortuna stesa che il serivzio militare non sia più obbligatorio . ora ci proponiamo di introdurre un discorso che vorrebbe proporre all’istituzione scolastica in specifico, per prima alla famiglia , un distacco da tutto ciò che sia un Imposizione morale , rigida e appunto che sia un discorso di : Libera scelta, come la frequenza stessa a scuola dell’ora di religione e più rispetto e più peso all’Educazione Civica data in maniera più comprensibile e rispettosa , in maniera che i ragazzi a scuola , possano avere una migliore prospettiva di autonomi personale , meno dipendenza da istituzioni religiose, paramilitari , psicologiche , servizi eccetera.. Sempre per quanto riguarda il discorso sulla scuola è proprio qui che le lacune del sistema scolastico diventano più drammatiche, qui dove si tratta degli elementi basilari di una personalità adulta.
Tanto perchè non paia che ci occupiamo di argomenti importanti possiamo ribadire che si tratta del rispetto per la dignità personale propria e altrui, della propensione a trascendere l’opinione sbrigativa per una conoscenza oggettiva dei fatti, di accettare impegno e sforzo come condizione di un risultato, di distinguere tra ciò che impegna la coscienza (valori estetici, moralità, convinzioni religiose) e ciò che obbliga universalmente (la lealtà alle istituzioni e alle leggi dello Stato). Chi ha riflettuto davvero su queste cose, e veramente conosce la situazione della scuola italiana, sa che siamo ben lontani da questo. E non parlo dei risultati (chi educa è come un seminatore: mette il seme e spera, molto dipende dal terreno e comunque non sarà lui a raccogliere) ma proprio delle intenzioni: non si può ottenere niente del genere se non lo si pone come un obiettivo primario e comune delle istituzioni scolastiche e di tutti coloro che esercitano la funzione docente . I valori dell’etica e del rispetto della dignità umana , per prima di se stessi e poi degli altri, la scuola dovrebbe dare un senso logico nell’educare alla perosona, : perché qui si tratta di educare la persona integrale a un comportamento onesto di fronte alla vita e alla società e dato che ogni docente è innanzitutto un adulto posto di fronte a un ragazzo, e per ogni adulto che rifiuta questo genere di “paternità” c’è un ragazzo che qualifica questi valori come secondari o ininfluenti al suo successo sociale. D’altro canto, è impossibile lasciare etica e civiltà alla chiacchiera del senso comune indifferenziato: da Socrate in poi, l’uomo occidentale ha sviluppato una coscienza intellettuale dei problemi, e nessuno può esservi escluso, sarebbe come consentire atteggiamenti infantili in una cultura complessa che richiede senso della complessità. Quindi, oltre all’impegno comune dei docenti, occorre che questi argomenti siano oggetto di discipline specifiche come la filosofia, la storia, l’educazione civica, appunto , senza nulla togliere all’insegnamento della Religione, ma che comunque deve rimanere una condizione non impositiva per ogni singolo alunno !. Purtroppo tra i docenti italiani l’atteggiamento “educativo” nel senso più sopra specificato è spesso latitante, a causa di una “indifferenza pedagogica” che ha tutta una sua storia. Il docente che si rifugiava dietro il carattere tecnico della disciplina (“io devo spiegare l’algebra, io l’Ariosto, io la chimica, non fargli da balia”) lo conosciamo bene ed era la modalità dell’educazione che si improntava dagli alli 80’ , io la conosco bene , perché l’ho vissuta, anche se ricordo bene , che alle scuole elementari , avevo la tanto amata ora di Educazione Civica e la religione era ancora abbastanza in voga nella scuola Italiana ; ora, dato che da qualche anno , sembra che la situazione , sia un po’ migliorata , spero che si possa cercare ti dare sempre più un carattere non impositivo e più di libero arbitrio. Ripeto , negli anni precedenti la stessa modalità di istruzione, educazione , e nella società stessa vi erano modalità di accedimento che presupponevano strutture familiari e oratoriane forti, capaci di integrare socialmente, moralmente e civilmente le giovani generazioni che essi si limitavano ad istruire. Oggi, in pieno declino di ogni altra possibilità formativa che non sia quella della televisione o del web, resterebbe solo la scuola a far fronte all’ignoranza etica e civile, ma c’è una nuova versione di questo tipo d’insegnante: è il post-ideologico, disgustato o personalmente deluso dalle gnosi dei Sessanta-Settanta, terrorizzato dall’idea di essere “autoritario” se si fa interprete di un pensiero “forte”, convinto com’è che ogni professione di fede (anche nell’oggettività del conoscere o nella superiorità della civiltà giuridica sulla sharia) sia “ideologica”. No, lui non manderebbe la figlia a imparare il diritto civile in una scuola islamica, ma se gli si parla di educazione alla civiltà drizza le orecchie e subito obbietta: violenza, prevaricazione, ideologia!
Si può affermare che una cultura democratica e uno stato di diritto che hanno avuto bisogno di secoli per affermarsi possono essere trasmessi in un modo solo: con l’educazione. Se non capite questo, allora siamo al di sotto della minima capacità di distinguere tra costume e istituzione. I Cristiani in specifico, la chiesa e le istituzioni religose, impongono ad esempio, quando si recano a fare volontariato nei paesi del terzo mondo , una sorta di Conversione , dei fedeli del posto basti pensare a questo , ecco secondo me , come si spiega la modalità e la prevaricazione della religione cattolica , nel mondo : come una Vaticanizzazione , del mondo ! ; Lo stesso passaggio alla dimensione etica è un passaggio che la pesona deve fare, secondo me, distogliendosi da questa preimposizione esterna , per prima dunque , lo studente a scuola e per questo deve essere sostenuto da famiglia e scuola! ma lo è non tanto perché Non religiosa, ma etica: presume il superamento di tutte quelle imposizioni passate esternamente , appunto e cercare di ragionare eticamente con la propria testa ed aquisire nozioni di: rispetto, , autonomia , soggettività e valutazione oggettiva nelle decisioni. Scegliere di scegliere, innanzitutto. L’uomo nasce libero , non “civile”: e senza educazione e leggi e regole esterne di riferimento lo rimane, purtroppo è sottoposto a questi infiniti macchingegni predisposti socialmente ; Nessuna forma di eticità o di impegno civile si potrà mai trarre da un pensiero che non sa uscire dal soggettivismo. Infatti, i liberali (condedetemi una breve parentesi*) che difendono la concretezza del mondo storico (a differenza dei marxisti che ne sognano la palingenesi, lo stesso per i socialisti che Cristici credono e vorrebbero un mondo comunitario ) lo capiscono: che siano “atei devoti” o no chiedono a gran voce una “religione civile”. Il liberale consapevole si rivolge nei momenti di crisi per ritrovare l’oggettività del valore: ma, laicamente, non è necessario tornare alla devozione religiosa, basta reinnestarsi al suo esito personalistico, individuale e per questo promulga Autonomia personale .


Alcuni spunti che possono servire a comprendere la questione (tratto da UUARR*)




STORIA DEI RAPPORTI STATO-CHIESA


La Chiesa ha potuto gestire per secoli, pressoché in esclusiva, l’educazione degli italiani. Solo la nascita dello Stato unitario, contro cui si batté e che non riconobbe fino all’avvento del fascismo, riuscì a creare dei problemi a questa rendita di posizione: diverse leggi (1859 Casati, 1877 Coppino) sancirono la fine del predominio delle scuole cattoliche, abrogando anche l’insegnamento della religione (non per le elementari).
La presa del potere da parte di Mussolini ripristinò (1923 riforma Gentile, 1929 Concordato) lo status quo. Con il suo crollo, il fronteggiarsi di laici e cattolici nell’Assemblea Costituente produsse i contraddittori risultati dell’art. 33 del testo costituzionale (vedi sotto): in sostanza si individuava nello Stato l’ente dirigente (secondo comma), lasciando la libertà a chi volesse di istituire altre scuole senza oneri per lo Stato (terzo comma), demandando alla legge l’applicazione (quarto comma).
Nel dopoguerra la quasi ininterrotta serie di ministri democristiani alla Pubblica Istruzione lasciò più o meno invariata la situazione, e dopo il Concilio e il Sessantotto la discussione si incentrò soprattutto sulla qualità della scuola.
L’elezione di Wojtyla a papa, e il ritorno del Vaticano a una visione integralista dell’educazione, hanno portato prima all’approvazione delle modifiche del Concordato, poi a richieste sempre più pressanti di finanziare l’esangue diplomificio cattolico.


SCUOLA E COSTITUZIONE
(estratto* ….)


La Repubblica detta le norme generali sulla istruzione e istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare a esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
È prescritto un esame di Stato per la ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.Le istituzioni di alta cultura, università e accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio assegni alle famiglie e altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La scuola è aperta a tutti.




…MA AI CATTOLICI NON BASTA: REAZIONI


Per i cattolici la nuova legge rappresentava solo una tappa: la parità nei contributi non andava bene. Poiché nelle loro scuole si spende di più, quindi anche i fondi devono essere maggiori!
Mons. Caporello della CEI ha testualmente affermato: «La delusione c’è, perché sul piano dell’effettiva parità, che deve essere necessariamente anche economica, in questa legge abbiamo delle provvidenze soltanto per le scuole elementari e materne e per le famiglie bisognose», chiedendo anche «un’accelerazione». Padre Perrone, di un ente scolastico della CEI, quantificò il finanziamento necessario nell’80 per cento della retta!
Molti (Compagnia delle Opere, ad esempio) si lamentarono anche dei vincoli (in realtà pochi) previsti dalla nuova legge, reclamando più ampi margini di manovra.
Duro il commento dell’Associazione famiglie delle scuole cattoliche che criticarono l’atteggiamento del Governo e la decisione della Camera. «I partiti d’ispirazione cristiana della maggioranza hanno approvato una legge truffa» - si leggeva in un comunicato - «che rappresenta un’ulteriore limitazione delle libertà delle scuole non statali e impedisce la libera e realmente pari possibilità di scelta educativa alle famiglie».
Non li sfiorava minimamente il fatto che i loro istituti siano meno competitivi, che promuovano alunni più impreparati (come ha più volte attestato l’OCSE), che abbiano insegnanti, frequentemente sacerdoti, scelti non certo in base alla loro preparazione e che, per questi motivi, abbiano avuto un un drammatico calo nel numero degli alunni (da 390.284 a 279.453 tra il 1990 e il 2000) con conseguente chiusura di molte scuole (da 2.996 a 2.630 tra il 1990 e il 2000). Anche la motivazione che spingeva i genitori a questo tipo di scelta (la garanzia di un “controllo” più efficace nei confronti dei propri figli) sta venendo meno con il tempo.
Con la successiva legislatura i cattolici speravano di realizzare i loro disegni di parità scolastica. Li aiutava senz’altro la presenza, al Ministero per la Pubblica Istruzione, di Letizia Moratti, che al Meeting di Comunione e Liberazione dell’agosto 2001 lanciò la parola d’ordine «non deve più esistere il monopolio pubblico dell’istruzione». Il leader del CDU Buttiglione fece anche di peggio, proponendo una semplice proposta di legge volta a eliminare dall’art. 33 della Costituzione la clausola«senza oneri per lo Stato». Ottennero, con la Legge finanziaria per il 2003, uno stanziamento di 30 milioni di euro per gli alunni frequentanti le scuole private (cifra che si andava ad aggiungere ai buoni-scuola regionali).
La situazione peggiorò ulteriormente con l’approvazione della legge 53/2003, meglio nota come “Riforma Moratti”, e con i nuovi programmi scolastici che ne erano scaturiti. Molti i punti che sollevarono critiche: tra questi, lo studio della storia che, nelle scuole medie, veniva fatto cominciare direttamente dal Medioevo, facendola cioè iniziare con una società già cristiana. Ancora maggior scalpore suscitò la decisione di eliminare completamente l’evoluzionismo dai programmi scolastici, che provocò una vera e propria sollevazione tra i più importanti scienziati italiani, come dimostra un appello lanciato nell’aprile 2004. Per tacitare le proteste il ministro Moratti comunicò di aver creato una Commissione per lo studio del problema, affidata a Rita Levi Montalcini: quasi un anno dopo, gli esperti consegnarono al ministro un documento critico, con il quale chiesero il ritorno dell’evoluzionismo all'interno dei programmi scolastici.


COSA VUOLE VERAMENTE IL VATICANO
Per sapere come il Vaticano concepisce l’educazione, e a quali rischi si va dunque realmente incontro proseguendo con questo atteggiamento accondiscendente, conviene rileggersi cosa riportano alcuni testi promulgati da Giovanni Paolo II.
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA:
Canone 1793: «L’educazione della coscienza è indispensabile per essere umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi».
Canone 2229: «I genitori, nei limiti del possibile, hanno il dovere di scegliere le scuole che li possano aiutare nel migliore dei modi nel loro compito di educatori cristiani. I pubblici poteri hanno il dovere di garantire tale diritto dei genitori e di assicurare le condizioni concrete per poterlo esercitare».
Quanto ai metodi:
Canone 2223: «…chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta… Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio…»(peraltro una citazione biblica).
CODICE DI DIRITTO CANONICO:
Canone 794: «A titolo speciale il dovere e il diritto di educare spetta alla chiesa…»..
Canone 797: «È necessario che i genitori nello scegliere le scuole godano di vera libertà; di conseguenza i fedeli devono impegnarsi perché la società civile riconosca ai genitori questa libertà e, osservata la giustizia distributiva, la tuteli anche con sussidî».
Canone 799: «I fedeli facciano di tutto perché nella società civile le leggi, che ordinano la formazione dei giovani, contemplino nelle scuole stesse anche la loro educazione religiosa e morale, secondo la coscienza dei genitori».
Canone 800: «È diritto della Chiesa fondare e dirigere scuole di qualsiasi disciplina, genere e grado. L’istruzione e l’educazione nella scuola cattolica deve fondarsi sui principi della dottrina cattolica; i maestri si distinguano per retta dottrina e per probità di vita».
Canone 804: «All’autorità della Chiesa è sottoposta l’istruzione e l’educazione religiosa cattolica che viene impartita in qualunque scuola o viene procurata per mezzo dei vari strumenti di comunicazione sociale; spetta alla Conferenza Episcopale emanare norme generali su questo campo d’azione, e spetta al Vescovo diocesano regolarlo e vigilare su di esso».
Canone 807: «È diritto della Chiesa istituire e dirigere università di studi, che contribuiscano a una più profonda cultura degli uomini e a una più piena promozione della persona umana e altresì ad adempiere la funzione d’insegnare della Chiesa stessa».
Canone 809: «Le Conferenze Episcopali curino che ci siano, se possibile e conveniente, università di studi o almeno facoltà, distribuite in modo appropriato nel loro territorio, nelle quali le diverse discipline, salvaguardata senza dubbio la loro autonomia scientifica, siano studiate e insegnate, tenuto conto della dottrina cattolica».
Canone 813: «Il Vescovo diocesano abbia una intensa cura pastorale degli studenti, anche erigendo una parrocchia, o almeno per mezzo di sacerdoti a ciò stabilmente deputati, e provveda che presso le università, anche non cattoliche, ci siano centri universitari cattolici, che offrano un aiuto soprattutto spirituale alla gioventù».
In poche parole, la Chiesa si arroga il diritto di intervenire nell’istruzione statale, mentre lo Stato non deve mettere il becco nell’educazione cattolica: e in generale l’ultima parola è sempre meglio lasciarla a parroci e vescovi. Niente di nuovo, per carità: nient’altro che la riproposta di quanto già applicato per due millenni. Nel luglio 2006 il cardinale Scola (CL) si fece latore di una proposta ancora più drastica: che lo Stato smetta di gestire la scuola publica, affidandola «alla società civile».






CHE STATUS HA IL VATICANO PRESSO L’ONU?


La cosiddetta “Santa Sede” (l’organo di comando della chiesa mondiale) opera presso le Nazioni Unite con lo status di Osservatore Permanente di Stato non membro. In questa veste può partecipare attivamente alle conferenze organizzate dall’ONU e alzare la propria voce durante i lavori. Non è quindi rappresentato uno Stato (quello del Vaticano non avrebbe peraltro nemmeno i requisiti relativi alla “popolazione permanente”), bensì un ente religioso (la Chiesa Cattolica), che si trova così avvantaggiata rispetto ad altre religioni o correnti di pensiero non religioso che non hanno un territorio a propria disposizione. Nei fatti il Vaticano è un insieme di palazzi della superficie totale di 0,44 kmq, retto da una monarchia assoluta elettiva, con una popolazione che prescinde da donne e bambini e che non ammette cittadini di confessione diversa da quella cattolica. Lo stesso Vaticano ha affermato più volte di non agire in veste politica, quanto in veste religiosa.


PERCHÉ ESISTE L’ORA DI RELIGIONE CATTOLICA?


Esiste perché esiste il concordato. Nella legislazione postunitaria l’insegnamento (facoltativo) era previsto solo per le scuole elementari, affidate ai comuni. Nel 1923 il primo governo fascista, con la riforma della scuola, lo rese obbligatorio. Con il concordato del 1929 si introdusse l’ora di religione anche nelle scuole medie e superiori, quale «fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica».
Nelle modifiche concordatarie del 1984 la formula venne trasformata così: «La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principî del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado».
Apparentemente un progresso: nei fatti, l’insegnamento della religione cattolica (in breve IRC) venne così esteso anche alle scuole materne.


IN COSA CONSISTE?


Un protocollo addizionale del concordato sancisce: «l’IRC… è impartito in conformità della dottrina della Chiesa». È chiaro, quindi, che l’ora di religione serve esclusivamente alla Chiesa per insegnare la propria religione, cosa che potrebbe e dovrebbe fare nelle proprie parrocchie. E' possibile insegnare anche le dottrine delle altre religioni, ma soltanto da un punto di vista cattolico.
Come prescrive il Codice di diritto canonico: «L’Ordinario del luogo si dia premura che coloro, i quali sono deputati come insegnanti della religione nelle scuole, anche non cattoliche, siano eccellenti per retta dottrina, per testimonianza di vita cristiana e per abilità pedagogica».
Lo Stato è talmente escluso da questo insegnamento che lo stesso ex ministro per l’Istruzione Berlinguer, in una intervista a Famiglia Cristiana, ha sostenuto di non sapere bene cosa effettivamente si insegni durante le lezioni.


È POSSIBILE NON FREQUENTARLA?


Certamente. La formula tecnica concordataria è «non avvalersi»: come se fosse un’occasione da non perdere!
Vi sono tre possibilità:
Frequentare attività didattiche e formative (cosiddetta "ora alternativa"). Negli ultimi anni, grazie anche ad iniziative legali dell'UAAR, l'ora alternativa è diventata un diritto che la scuola italiana è obbligata a garantire. Il costo non grava sul bilancio dei singoli istituti ma è coperto dal Ministero. Per superare le resistenze e vincere le discriminazioni che ostacolano l'attivazione di queste attività didattiche, l'UAAR ha attivato il progetto Ora Alternativa.
Dedicare l’ora allo studio di altre materie. Anche in questo caso possono emergere resistenze, ma la scuola è obbligata ad assicurare un insegnante e un'aula adatta allo scopo. Come per l'ora alternativa, il Ministero dà la copertura finanziaria per l'insegnante nel caso non vi sia disponibilità all'interno dell'istituto.
Uscire dalla scuola. Non vi è infatti alcun obbligo né di frequentare l'IRC né di frequentare l’ora alternativa, come è stato autorevolmente sancito nel 1989 dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 203 (sentenza fondamentale, perché sancì il supremo principio costituzionale della laicità dello Stato). Per molte famiglie è una scelta non praticabile, o troppo onerosa (si pensi alla situazione di entrambi i genitori che lavorano e che devono pagare il servizio di baby sitter per due ore la settimana per i figli piccoli). In ogni caso, per rendere praticabile questa scelta, la scuola dovrebbe collocare l’IRC all’inizio o alla fine delle lezioni: questa soluzione, che probabilmente farebbe diminuirebbe sensibilmente la partecipazione all’IRC, si scontra con la contrarietà della Chiesa cattolica.
Il 14 maggio 1999 l’art. 3 dell’ordinanza ministeriale n. 128 ha sostenuto confusamente che lo studio dell’IRC o dell’ora alternativa possono concorrere a formare il cosiddetto “credito scolastico”, e quindi il punteggio di ammissione all’Esame di Stato che conclude il ciclo di istruzione superiore.
Contro questa ordinanza, che si pone in contrasto anche con alcune sentenze della Corte Costituzionale, si sono levate le proteste laiche ed è nato un ricorso al TAR dei valdesi e delle chiese evangeliche.
Il ricorso è stato rigettato con motivazioni astruse, la più assurda delle quali è che i ricorrenti «non hanno notificato le controparti», ovvero… tutti gli studenti che si avvalgono dell’IRC!
Nel frattempo i ministri succedutisi (Berlinguer, Di Mauro, Moratti, Fioroni) hanno tutti reiterato di anno in anno l’ordinanza ministeriale, confermandone sostanzialmente i contenuti.
Come se non bastasse, l’Ufficio Catechistico Nazionale, alle dirette dipendenze dei vescovi, iniziò una vera e propria schedatura per conoscere le motivazioni della mancata frequenza degli alunni. Contro questa grave iniziativa il Senatore Stelio De Carolis (DS) presentò un’interrogazione.
Con la circolare 174 del 14 dicembre 2001 il ministro Letizia Brichetto in Moratti forzò ulteriormente la situazione, stabilendo che la scelta dell’insegnamento della religione cattolica non deve più essere rinnovata annualmente a ogni iscrizione: l’opzione per il primo anno vale anche per tutto il percorso scolastico successivo «ferma restando la possibilità di cambiare».
Nel 2005, con il decreto di riforma delle scuole superiori l’IRC fu inserito nel monte ore obbligatorio annuale. Un provvedimento analogo era stato già preso l’anno precedente con un decreto relativo alle scuole elementari e medie. Con questi provvedimenti, per aspirare alla promozione diventava indispensabile frequentare il 75% delle ore previste dal piano di studio, introducendo di fatto l'obbligo, per chi non vuole seguire l’IRC, di frequentare una materia alternativa. Contro tali provvedimenti varie organizzazioni hanno presentato ricorso al TAR.
Nel febbraio 2006, in seguito a un ricorso dei COBAS, il TAR del Lazio sospese l’introduzione del documento di valutazione degli alunni, previsto dalla riforma Moratti, con cui il giudizio sull’IRC veniva inserito in un unico documento unitamente agli altri curricula, nonostante la religione fosse e sia una materia facoltativa.
Nel maggio 2007, infine, il TAR del Lazio ha accolto un ricorso di diverse associazioni laiche, tra cui l’UAAR, contro un’ordinanza ministeriale concernente l’attribuzione di credito scolastico in sede di esami di maturità agli studenti avvalentisi dell’IRC. Il ministro Fioroni si è tuttavia rivolto al Consiglio di Stato, che ha stoppato la decisione del TAR. Nell'agosto 2009 un nuovo ricorso è stato nuovamente accolto dal TAR del Lazio: la Conferenza Episcopale Italiana ha tuttavia chiesto al governo di impugnare anche questa volta la sentenza. Nel maggio 2010 nuovo ribaltone: il Consiglio di Stato dà ragione al governo, ma ha anche sostenuto che "la mancata attivazione dei corsi alternativi rischia di mettere in crisi uno dei presupposti su cui si fondano le ordinanze impugnate, che, nel mettere sullo stesso piano, ai fini della valutazione come credito scolastico nell’ambito della c.d. banda di oscillazione, l’insegnamento della religione e l’insegnamento dei corsi alternativi per i non avvalentisi, danno quasi per scontato che i corsi alternativi esistano ovunque. La mancata attivazione dell’insegnamento alternativo può pertanto incidere sulla libertà religiosa dello studente o delle famiglia, e di questo aspetto il Ministero appellante dovrà necessariamente farsi carico".
Nell'agosto 2010 un ricorso di due genitori sostenuto e curato dall'UAAR è stato accolto dal Tribunale di Padova, secondo il quale la mancata attivazione dell'ora alternativa costituisce "un comportamento discriminatorio illegittimo". Pochi giorni prima lo stesso ministero dell'istruzione, con una circolare, aveva evidenziato la necessità di assicurare "l'insegnamento dell'ora alternativa alla religione cattolica agli alunni interessati".
L'ora alternativa è dunque un diritto ormai conclamato, anche se bisogna comunque farlo presente agli istituti scolastici.
IN QUALE ORARIO VIENE COLLOCATA?
L’intesa concordataria del 1985, modificata poi nel 1990, prevede due ore settimanali alle materne e alle elementari, una alle medie ed alle superiori.
La collocazione oraria, dopo diverse minacce della Conferenza Episcopale Italiana, è stata preferibilmente posta all’interno delle lezioni. Non per niente la Chiesa pretende questa collocazione: diversi dati dimostrano come la disposizione ai margini dell’orario favorisca la fuga degli studenti.
Astutamente, le gerarchie ecclesiastiche hanno in passato concesso di buon grado la collocazione dell’IRC all’inizio delle lezioni solo quand’esso era obbligatorio, così da contrassegnare l’intera giornata scolastica nel segno della fede.


QUANTO COSTA ALLO STATO?


La spesa che lo Stato sostiene per l'insegnamento della religione cattolica è data principalmente dalle retribuzioni degli insegnanti scelti dalle curie.
L'ammontare di tali retribuzioni non sembra essere un dato disponibile sui siti ministeriali. In ogni caso, una stima attendibile dei costi dell'IRC deve tenere conto dei costi accessori che la sua istituzione comporta: il lavoro del personale ATA, dei dirigenti scolastici e delle segreterie è un costo da imputare in parte anche all'IRC; allo stesso modo lo sono i costi di riscaldamento, pulizie e energia elettrica.
La sintesi della relazione illustrativa del conto del bilancio 2010 pubblicata sul sito della Ragioneria Generale dello Stato riporta 44,435 miliardi di euro alla voce "Istruzione scolastica / Pagamenti complessivi".
Nella sintesi dei dati pubblicata dal MIUR per l'anno scolastico 2009/2010 gli insegnanti di religione nella scuola statale erano 26.326 su un totale di 931.756 (non considerando supplenti con contratto inferiore all'anno).
Il costo che lo Stato sostiene per l'IRC si può quindi quantificare in 1,25 miliardi di euro, moltiplicando il costo totale dell'istruzione scolastica per il rapporto tra insegnanti di religione cattolica e totale degli insegnanti.
Da segnalare infine che la normativa è così ottusa che, quando alcuni presidi hanno tentato l’accorpamento di diverse classi con pochi studenti avvalentisi dell’IRC, l’iniziativa è stata subito bloccata in quanto è previsto l’insegnante anche quando un solo studente se ne avvale. Iniziative legislative per ridurre questo spreco si scontrano con le proteste ecclesiastiche per la conseguente riduzione occupazionale.
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CONCLUSIONI :


Ora, si può trarrre anche una conclusone finale a queso post, che di certo non è proprio finale , poiché cu sarebbero tante altre questioni che semmai solleveremo di tanto in tanto , per ora , mi terrò in costante studio aggiornamento ed informata , sulle possibili modifiche di leggi per quanto riguarda la scuola in specifico , ci tenevo a sollevare una questione che ritengo sia di utilità e di importanza estrema per la nostra società .

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